Le origini degli "istituti ospitalieri", oggi azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, risalgono ai primi anni del Quattrocento. Nel 1426 in prossimità del duomo di Verona fu fondata, per volontà del Collegio dei notai, la Domus Pietatis con il duplice ruolo di assistenza sanitaria e di educazione degli esposti. Nel 1515 fu fondata la Santa Casa della Misericordia, situata in piazza Bra destinata ad ospitare i malati di sifilide e quelli di lungo corso. Nel 1812 l'ospedale fu trasferito presso il convento di Sant'Antonio al Corso, in via Valverde, in quanto la Casa della Misericordia, ormai fatiscente, non era più adatta a soddisfare le esigenze sanitarie e sociali della città. Presso questa sede furono creati 4 reparti: medico, distinto in maschile e femminile, chirurgico, per sifilitiche e partorienti e un reparto per maniaci, anch'esso distinto in maschile e femminile.
Nel 1895 il cavalier Alessandro Alessandri destinò un lascito testamentario per la costruzione di un “ospedale per bambini”, che fu inaugurato il 7 giugno del 1914 sul terreno di circa 3400 metri quadrati, nella zona nord-ovest di Verona (attuale borgo Trento), fiancheggiante la strada per Trento (attuale via Mameli). Nel 1915, con l'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale, gli edifici vennero prima requisiti dal Genio militare e successivamente occupati dalle milizie. Il complesso ospedaliero fu liberato nel 1919, dopo aver subito numerosi danni e furti 1930-31, con l'approvazione del progetto Beccherle, fu dato il via all'ampliamento dell'Alessandri e alla costruzione di nuovi padiglioni, permettendo l'unificazione dell'Alessandri stesso e dell'ospedale civico di Sant'Antonio in un'unica sede. Il nuovo ospedale, denominato “Ospedale Civile Maggiore”, fu inaugurato il 13 settembre del 1942.